Fare anima: Keats, Buddha, Hillman e tutti noi

Supponiamo che una rosa provi sensazioni. Un bel mattino, essa fiorisce e gode di se stessa; poi, però, sopraggiunge un vento freddo e il sole si fa ardente. La rosa non ha scampo, non può eliminare i suoi travagli nati con il mondo: allo stesso modo, l’uomo non può essere felice ignorando che quei travagli esistono, e gli elementi materiali prenderanno il sopravvento sulla sua natura. I corrotti e i superstiziosi chiamano comunemente il nostro mondo: “valle di lacrime”. Da questa valle dovremmo essere liberati grazie a un certo arbitrario intervento di Dio e condotti in cielo: che pensiero limitato e mediocre! Chiamate il mondo, vi prego, “la valle del fare anima” e allora scoprirete qual è la sua utilità. […] Dico fare anima intendendo per “anima” qualcosa di diverso dalla “intelligenza”. Possono esistere milioni di intelligenze o scintille della divinità, ma esse non sono anime fino a quando non acquisiscono identità, fino a quando ognuna non è personalmente se stessa.
Questo è il brano della lettera di John Keats al fratello di cui parlavo la volta scorsa. Ve lo ripropongo perché contiene molti stimoli di grande utilità per noi. John Keats è un poeta, non un filosofo od uno psicologo e il suo modo di ragionare proviene da  intuizioni dell’animo, proprio per questo le sue parole possono esserci d’aiuto . Vediamolo assieme.

 allo stesso modo, l’uomo non può essere felice ignorando che quei travagli esistono, e gli elementi materiali prenderanno il sopravvento sulla sua natura. Keats qui ci ricorda che non possiamo ignorare il mondo in cui viviamo e tutto quello che accade, bello e brutto. Fuggire dalla realtà non ha senso perché vuol solo dire rinchiuderci in un guscio, forse dorato ma sempre un guscio, che ci protegge ma che ci isola dal mondo e dagli altri, togliendoci così la possibilità di avere rapporti e di ivere una vita vera. Pensando a questo mi viene in mente la vicenda di Buddha. Lui è un principe che vive nel suo palazzo meraviglioso ma un giorno preso dalla curiosità esce per scoprire come vivono gli altri uomini e incontra sul suo cammino un malato, un vecchio, un morto. Inizia così a vedere la realtà in modo diverso e questo lo porterà a vivere un’esperienza, drammatica ma portatrice di un modo totalmente nuovo di essere. La malattia, la vecchiaia, la morte fanno parte della vita umana e prima o poi le incontriamo. Non siamo noi a decidere come e quando conosceremo queste realtà: di solito ci appaiono senza che noi lo vogliamo, possiamo mentalmente prepararci all’evento ma l’incontro avviene spesso all’improvviso, quando non ce l’aspettiamo.
. I corrotti e i superstiziosi chiamano comunemente il nostro mondo: “valle di lacrime”. Da questa valle dovremmo essere liberati grazie a un certo arbitrario intervento di Dio e condotti in cielo: che pensiero limitato e mediocre! Il pensiero limitato e mediocre è quello di chi pensa che il mondo sia solo una valle di lacrime dalla quale saremo liberati solamente quando saremo in cielo. Al contrario per Keats il mondo non è una prigione dalla quale dobbiamo fuggire. Oggi non va più di moda pensare che solo il paradiso ci libererà da questa valle di lacrime, però spesso vediamo il mondo solo come una realtà che ci opprime e le difficoltà come ostacoli che non ci permettono di essere se solo non ci fossero. La sua visione di è diversa.
Chiamate il mondo, vi prego, “la valle del fare anima” e allora scoprirete qual è la sua utilità. […] Ecco la bellissima definizione che ha affascinato James Hillman e dopo altri pensatori. È un’espressione davvero poetica e queste parole e ci portano a osservare meglio quello che stiamo considerando. Keats non afferma che il mondo è il luogo nel quale si risolvono i problemi concreti. La sua attenzione va a qualcosa di differente, che può apparirci meno pratico, più astratto ma che per noi è vitale.
Dico fare anima intendendo per “anima” qualcosa di diverso dalla “intelligenza”. Possono esistere milioni di intelligenze o scintille della divinità, ma esse non sono anime fino a quando non acquisiscono identità, fino a quando ognuna non è personalmente se stessa. Keats ha in mente qualcosa di diverso da quello cui ci si riferisce quando si parla di risolvere problemi, di trovare soluzioni concrete. Con queste parole intende farci capire che il mondo in cui viviamo è lo spazio e il tempo nel quale possiamo assolvere al nostro il compito più importante, quello di trovare la nostra identità.

In un altro articolo scrivevo che si fa anima con il conoscere e con l’agire e che tutti e due i momenti sono necessari per acquistare la nostra identità. Qui voglio soffermarmi sul fatto che Fare anima lo facciamo qui e ora, nel mondo e nell’ambiente in cui viviamo. Posso dire di avere attraversato nella mia vita molti momenti difficili e non sempre li ho risolti al meglio. Continuo però il mio cammino e il mio modo di Fare anima muta ma prende spunto anche da quello che ho attraversato e sarebbe triste se non fosse così. La capacità che abbiamo noi esseri umani di divenire più saggi quando osserviamo in modo un po’ distaccato le nostre azioni ci aiuta a crescere, a dare un senso a quello che abbiamo fatto. Dobbiamo tornare sulle nostre azioni, o sul nostro non agire, sulla nostra impotenza e considerare che questo ha tracciato il cammino del quale ci troviamo ora a riflettere. Per questa ragione Fare anima avviene nel mondo, nel miglior modo per noi possibile, questo ci consente poi di guardare quello che abbiamo fatto. L’osservazione non comporta giudizio e per questo il Focusing è di grande aiuto. Possiamo osservarci ed ascoltare le sensazioni che il nostro corpo prova quando lo facciamo, questo basta. Fare anima ci consente di recuperare parti di noi che non accettavamo ed integrarle, per arricchirci e crescere, guardando la nostra vita in modo diverso.

L’incontro con parti di noi è sempre un’esperienza emozionante, ci dona forza e voglia di continuare il nostro viaggio interiore. Fare anima è però anche una disposizione d’animo, una voglia di sapere, di conoscere di guardare noi e il mondo che ci circonda con occhi diversi. Fare anima è anche un’attività poetica, perché avviene non solo per mezzo della ragione ma pure con le nostre facoltà immaginative, che esplorano il mondo e trovano, in questo, fiducia e conferma della loro saggezza. Nel cominciare questa riflessione sono partito dalla lettera di John Keats al fratello e voglio tornare lì: le sue bellissime parole mi hanno consentito di guardarmi con occhi diversi. James Hillman, con la sua squisita sensibilità, ha proposto a tutti noi un modo di considerare la realtà nuovo, ispirato a Jung ma non solo, ed ha utilizzato le parole di un poeta ottocentesco per sottolineare il significato ed il fine di tutta la sua opera. Io sento che queste due persone hanno dato agli uomini quello che potevano  e che Fare anima significa anche donare qualcosa agli altri esseri umani, alla terra, all’universo.