Cerco un gesto

Fare anima

Cerco un gesto, un gesto naturale
per essere sicuro che questo corpo è mio
cerco un gesto, un gesto naturale
intero come il nostro Io.

E invece non so niente, sono a pezzi, non so più chi sono
capisco solo che continuamente io mi condiziono
devi essere come un uomo, come un santo, come un dio
per me ci sono sempre i come e non ci sono io.

Per tutte quelle cose buone che non ho ammazzato
chissà nella mia vita quante maschere ho costruito
queste maschere ormai sono una cosa mia
che dolore, che fatica buttarle via.

Una vecchia canzone di Giorgio Gaber (è del 1973, più di 45 anni fa) ci ricorda le difficoltà che abbiamo quando cerchiamo di  conoscerci veramente. Gaber parla di “un gesto naturale intero come i nostro Io” non si propone di  essere in forma, di  vincere, di stare meglio con gli altri, di essere sicuri, di avere certezze, vuole provare ad essere in contatto con il nucleo profondo dell’Io.

Per tutti noi è importante sapere chi siamo, qual è il senso della nostra vita ma  questo dobbiamo cercarlo dentro di noi. Cerchiamo di conoscerci per comprenderci, non per cambiarci. Il cammino di conoscenza interiore può percorrere sentieri molto differenti e nella nostra vita quasi sempre ne seguiamo uno per un po’ per poi prenderne altri. La conoscenza del nostro mondo interiore ha come prima esperienza quella dell’accettazione di noi stessi. Basta fermarci per un po’ sul passato e ci vengono alla mente errori, fallimenti, ingenuità, bugie che hanno accompagnato il nostro percorso di vita. Dobbiamo accettarli, fanno parte della nostra storia. Il nostro cammino inizia con la conoscenza e l’accettazione del passato, prosegue con il suo riconoscimento. Proviamo a non chiamarli errori ma tappe, soluzioni del momento, perché  forse a quel tempo non si poteva far meglio. Perché abbiamo scelto di agire in quel modo? Trovare una risposta è importante e ci aiuta a capire che ora che le condizioni sono cambiate, adesso possiamo fare scelte diverse. In tutto questo percorso il pensiero non basta. Il pensiero logico, sequenziale, che ci fa rivedere il passato sempre allo stesso modo e non ci mostra le zone d’ombra, i dettagli che non consideriamo, quello che conta poco ma che spesso è proprio  l’anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta nel mezzo di una verità (Montale). Il pensiero razionale scoprire altri modi di considerare il mondo, da solo non ce la può fare. Il percorso di integrazione è un percorso di incontro con parti di noi che conosciamo poco e avviene anche per mezzo di modi di fare che la nostra parte razionale fatica ad accettare. Il percorso di integrazione è anche un dialogo tra differenti  parti di noi che utilizza come strumento linguaggi spurii e che ha come fine un incontro tra diversi.

Il percorso di integrazione deve lasciar spazio  alle parti che dialogano, per questo non sempre  è chiaro e preciso come piace al pensiero razionale ma deve utilizzare anche altre modalità. Se non fosse così non sarebbe possibile l’incontro tra  parti diverse che considerano il mondo in modo differente ma comunque valido.

I modi del comunicare che aiutano i momenti di integrazione sono    molti, ne segnalo alcuni, non sono gli unici ma sono utili per capire le modalità del dialogo tra parti differenti.

L’analogia

L’analogia (dal greco analogía = corrispondenza) è la figura retorica del significato che consiste nell’accostare due immagini o situazioni, diverse e prive, apparentemente, di un legame logico, perché la connessione tra i due elementi non è subito evidente. L’analogia è simile alla metafora, ma rispetto a questa più audace e complessa, in quanto stabilisce rapporti di somiglianza associando elementi sulla base di libere associazioni di pensiero o di sensazioni, mentre la metafora si basa su un evidente rapporto di somiglianza tra le immagini. ( https://www.atuttarte.it/figure-retoriche/analogia.html Faccio mia questa definizione perché la trovo adeguata)

Il pensiero analogico lavora con le immagini e grazie ad esse trova spunti ed intuizioni che non sempre risultano immediatamente evidenti. Questo modo di pensare ci aiuta a guardare le cose da differenti  punti di vista. () Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù.” dal film: L’attimo fuggente, 1989.

Le analogie propongono accostamenti, similitudini che ci consentono di guardare le cose in un altro modo alla ricerca di nuovi punti di vista, capaci di indicarci nuove strade e di trovare soluzioni nuove. Il pensiero analogico è, in un certo senso, la via maestra per dar vita a un percorso di integrazione della mia persona.

L’analogia mi propone modi di vedere diversi da quelli soliti del pensiero razionale. L’analogia arricchisce il nostro modo di considerare il mondo e di guardare noi e la nostra storia personale. L’analogia si esprime in special modo nel pensiero poetico, come vediamo in questi versi famosi:

Corrispondenze

La Natura è un tempio in cui pilastri vivi
a volte emettono confuse parole;
l’uomo, osservato da occhi familiari,
tra foreste di simboli s’avanza.

Come lunghi echi che di lontano si confondono
in una unità profonda e tenebrosa,
vasta come la notte e come la luce,
i profumi, i colori e i suoni si rispondono.

Esistono profumi freschi come carni di bambino,
dolci come oboi, verdi come prati,
ed altri corrotti, ricchi e trionfanti,

che hanno l’espansione delle infinite cose,
come l’ambra, il muschio, l’incenso e il benzoino
e cantano l’estasi dello spirito e dei sensi.

Baudelaire

Il pensiero analogico ci aiuta a considerare le cose in modo nuovo. Simile al pensiero analogico è il pensiero laterale, che utilizza tecniche particolari per prendere in considerazione i problemi. Il pensiero laterale, come  il pensiero creativo, sono percorsi che sono stati approfonditi soprattutto in campo psicologico e formativo, l’analogia viene presa in considerazione già nella retorica antica e si sviluppa in modo originale nel campo dell’arte. Io trovo affascinanti tutti questi modi di considerare la realtà e ne parlerò in modo diffuso. Voglio anche  sottolineare qui un elemento che riprendo da James Hillman. Noi uomini abbiamo necessità, per il bene della nostra anima, di guardare il mondo in tanti modi diversi e di non considerarlo sotto un unico punto di vista, qualunque esso sia. Hillmann in particolar modo cerca di metterci in guardia dall’interpretazione letterale della realtà, quella che ti fa vedere le cose attraverso una visione realistica ad un’unica dimensione: la realtà è quella che ci appare e non può essere concepita diversamente. La visione letterale si autodefinisce come l’unica possibile, cerca solo di ottenere conferme e si ritiene scientifica perché si ritiene unica realtà possibile. Questo modo di banale il pensiero scientifico è molto più diffuso di quanto non possa sembrare. Il pensiero analogico propone invece modi diversi, non alternativi tra loro, di guardare il mondo e lascia alla mente razionale il piacere di conoscere. L’analogia  e l’arte favoriscono l’accettazione e l’incontro con parti di noi che conosciamo poco e che incontriamo nell’esperienza artistica. ne parleremo presto.