A cosa ti serve l’arte?

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Il mio amore per l’arte è nato fin da quando ero piccolo. Mi piaceva visitare le chiese, i monumenti, quando andavo in gita spendevo molto della mia paghetta per comperare cartoline con le opere d’arte che mi avevano impressionato. Però a disegnare ero un disastro.

I miei lavori erano come quelli di un bambino di tre anni. Alle medie, ricordo ancora le brutte figure che facevo quando portavoo i miei lavori al professore: spesso finivano nel cestino! Ho accantonato per molto tempo quella passione, salvo ogni tanto riprovare con dei corsi per adulti, dai risultati deludenti, lo devo ammettere. Anche se, almeno, ho riscoperto lì ‘imprtanza e la bellezza del colore. 
Poco più di dieci anni fa però ho vissuto un’esperienza che mi ha cambiato. Ho frequentato la scuola di Psicodramma e arte. Lì ho scoperto ed imparato che l’arte serve, più che a riprodurre la realtà, a dialogare con il nostro mondo interiore. Non parlo dell’arte che viene comprata e venduta ma di quella che nutre il nostro cuore, la nostra anima. In quella scuola ho avuto la fortuna di lavorare con splendide persone. Una di queste è Gabriella Goffi, con la quale ho iniziato anche un rapporto di collaborazione che ci ha portato a progettare insieme dei seminari. 
Ho iniziato anche a leggere libri e a consultare su internet siti che propongono modi di fare arte, o Arteterapia. E’ un termine inesatto se l’artista non è uno psicologo o un medico (le uniche figure in Italia che possono svolgere azione di terapia) ma è un termine oramai di uso comune. L’artista è una persona che stimola, propone modi diversi di fare, di guadarsi. L’arteterapia inoltre può venire fatta anche da soli, anche se lavorare con gli altri, in un laboratorio, ciascuno con la propria opera ci aiuta a star meglio.
Quali sono i capisaldi dell’arteterapia?
La puoi praticare in tantissimi modi e con differenti finalità. Devi ricordare però che:
devi mettere da parte il tuo critico interiore mentre lavori
Il processo che ti fa creare è più importante del risultato finale

L’arteterapia è un percorso attento al dialogo con il tuo mondo interiore, per questo non dà giudizi di carattere estetico. Solo tu puoi dire che il lavoro è finito ed è ben fatto, perchè riflette, in qualche modo il tuo mondo interiore in quel momento.

Vuoi provare anche tu? Leggi qui sotto. quello che ti propongo è un’idea che ho trovato su un sito americano. Fa parte di un progetto che sto traducendo e che vi proporrò presto


Progetta una cartolina che pensi di non inviare

Può essere un biglietto di amore a qualcuno cui non riesci ancora a confessare i tuoi sentimenti o uno sfogo arrabbiato che è meglio non dire, a volte la descrizione in tutti i suoi dettagli di quello che provi aiuta a sdrammatizzare la realtà. Scrivere di qualcosa in modo dettagliato può avere di per sè un effetto curativo Progettare la cartolina in tutti i suoi dettagli: il disegno, la forma, i colori, dà più valore all’oggetto e a quello che stai facendo. Consente inoltre di attivare diverse parti del cervello, ci rilassa in un modo simile a quello di colorare un’immagine e, nello stesso momento, stimola il nostro desiderio di trovare soluzioni nuove, non scontate, per risolvere i problemi ce ci affliggono. Quando senti di aver finito il vostro lavoro, avrai firmato e gettato via la lettera (o l’avrai messa in un cassetto), troverai che quel messaggio è diventato per te un po’meno importante.
In breve:
prendi un foglio del formato di una cartolina o di un bigietto d’auguri, più o meno grande
Se scegli il formato cartolina da una parte scriverai, dall’altra farai il tuo lavoro visivo. Se pensi al biglietto d’auguri scegli come esempio uno dei tanti formati che si vedono in cartoleria: alcuni sembrano cartoline,più grandi o più piccole, altri si aprono e hanno più spazio per scrivere. 
Se pensi di usare matite colorate, pastelli o un collage può andar bene per la carta che usi quella per fotocopie, se pensi di usare acquerelli tempere o acrilici ti occorre una carta pù spessa. 
Metti il nome (o un soprannome) della persona cui è indirizzato il biglietto. Scrivi quello che ti senti. Il biglietto porta fuori di te le tue emozioni, le prende su di sè. però non lo devi spedire e queto ti consente di dire quello che vuoi senza timore di dovertene pentire.
La parte visiva di permette di esprimere quello che senti in un modo non verbale. Se non l’hai ma fatto è il momento di provare: ti stupirai del risultato, della sua originalità, della sua verità, della sua profondità!

L’immagine che hai visto aprire questo post appartiene ad una cartolina che non invierò mai, diretta ad un amico. Leggi il testo che l’accompagna:
a Giuliano (nome di fantasiama)

Non ti manderò questa email. Mentre preparavo il collage ho capito quanto sono arrabbiato con te. Il tuoi silenzi, la tua buona educazione, il tuo politically correct che non ci lascia parlare. Sono colpevole anch’io di queste cose, lo so adesso che ti scrivo. Almeno mi sono chiarito le idee con questa cartolina. Continuerò a romperti le scatole o lascerò perdere? Non so cosa farò però cercherò di essere sincero. Per me, forse anche per te. A presto
Valerio