Quando all’inizio diventate consapevoli di qualcosa, salutatelo con un “Ciao, so che sei qui. Poi prendetevi un po’ di tempo per notare come risponde al vostro saluto. E’ possibile che si sistemi come un uccello sul ramo o che si metta comodo per cominciare una conversazione oppure che diventi ancora più chiaro e forte, come se venisse messo a fuoco. (Ann Weiser Cornell – Focusing – ed Crisalide – p. 52)
Incontriamo il Felt sense
L’incontro con il Felt sense è un elemento importante del processo di Focusing. L’ascolto del corpo ha fatto emergere in me una sensazione fisica, a questa ho associato un simbolo (un’immagine, una parola, un suono, un movimento) che mi è risuonato nel profondo e mi ha fatto capire che l’accostamento è corretto. Ora siamo di fronte al felt sense e ci prepariamo a rivolgergli delle domande. Prima però lo salutiamo, gli diciamo: salve, ciao, benvenuto una parola a piacere che gli rivolgiamo per dire che lo riconosciamo. Questo saluto è davvero signficativo ed è uno dei punti che rendono il Focusing davvero originale. All’inizio del nostro processo abbiamo sentito la sensazione fisica nel nostro corpo, abbiamo cercato il simbolo che le corrisponde e abbiamo ascoltato che la loro sintonia, la’ loro risonanza. Il Felt sense con cui siamo ora in contatto è l’unione della sensazione fisica e del simbolo che risuona. Adesso è proprio al felt sense che dobbiamo rivolgere le nostre domande (E.T. Gendlin Focusing ed Astrolabio p. 69). Vedremo in un prossimo articolo il dialogo che si stabilisce tra me e il Felt sense. Adesso ci fermiamo assieme sul saluto al felt sense, quel salve, ciao, benvenuto che le prime volte sembra quasi una convenzione ma che poi comprendiamo meglio.
Il Felt sense non è un sintomo
Questo saluto segna per noi un fatto davvero importante: Il felt sense è una realtà con cui entrimo in contatto percè la riconosciamo come autonoma da noi, che non la controlliamo, non la interpretiamo ma con cui possiamo dialogare. Il daiogo alla pari con il felt sense implica che noi ne riconosciamo dignità e autonomia: è una parte di noi ma allo stesso tempo possiede una propria identità. Noi non dobbiamo interpretare i segnali che ci invia il felt sense perchè il felt sense non è un sintomo ma possiamo iniziare con lui un dialogo alla pari. Questa parte di noi ci propone un modo nuovo di considerare la realtà ed i problemi, un modo originale di trovare soluzioni. La nostra parte cosciente, il nostro Io potrà sempre decidere se far tesoro di quello che gli viene detto, accetta però di stabilire un rapporto di dialogo con il felt sense e non lo considera con supponenza. Ne: Il ruolo essenziale dell’Auto-Empatia nel Focusing (Articolo pubblicato su Focusingitalia.it) Robert L. Lee sottolinea come questo momento sia importante per creare un clima comunicativo adatto al dialogo che sta per aver luogo. L’autore sottolinea come i modi con cui entriamo in contatto con il felt sense possano essere molto diversi: “Puoi essere compassionevole con questo problema?” “Puoi essere comprensiva nei suoi confronti? Riesci ad accettarlo?” e le risposte che potremo ottenere saranno diverse a seconda della nostra disponibilità all’incontro, esattamente come avviene in un dialogo, dove il cima generale gioca un ruolo importantissimo. L’autore ricorda pure che non sempre riusciamo ad avere con il felt sense o con il problema che abbiamo davanti un rapporto amichevole e questo accade molto spesso. Possiamo allora chiedere a quella parte di noi che non vuole il dialogo quali sono i motivi della sua resistenza. Anche n questo caso la conversazione con quella parte di noi che sembra ostacolare il processo di Focusing deve avvenire in modo pacato, attento, non critico: cerchiamo di capire le sue ragioni e questo ci aiuterà a ad andare avanti.